Titolo originale : „Übermorgen, wenn wir alt sind“

(un domani, quando saremo anziani)

 

Editore: Rüffer&Rub Sachverlag Zürich, 2003

Autori vari, redazione a cura di Christa Monkhouse/Renate Wapplinger

Estratto da pag.132 a pag. 139, autore dell’estratto sottotitolato “Mein Eden ist von dieser Welt” di Alice Nauser (degente di Casa Anziani “Beugi” a Zurigo)

 

Libera traduzione e integrazione personale a cura di Carina Panier-Bracher

ergoterapista della clinica geriatrica  comunale di Bellinzona

 

il mio Eden è di questo mondo  

 

…” Trovo che l’Eden alternativo (n.d.t: ciò che personalmente definisco come: il “nuovo umanesimo assistenziale”) sia un metodo rivoluzionario se applicato nella terapia e nel trattamento di persone anziane e pertanto sono molto felice di vivere nella prima casa di cura Svizzera, gestita secondo i criteri ispiratori di questa filosofia. Angosciata dall’esperienza vissuta attraverso il sofferto epilogo esistenziale di mia madre nel suo soggiornare in una casa Anziani, angustiata dai tanti regolamenti, dai mille divieti, dagli obblighi d’assoluto rispetto; il solo pensiero di subirne un giorno, nella mia vecchiaia, il medesimo destino era divenuto per me un vero e proprio incubo.

 

Alla "Casa Beugi” dove vivo oggi, è normale per me come per tutti, protrarre il sonno fino all’ora di pranzo, nel mezzogiorno e comandare poi la colazione in camera. Mia madre come tutti gli ospiti di case anziani era costretta a levarsi al canto del gallo, alle fatidiche sette e trenta e, lavata, pettinata e correttamente vestita, presentarsi a tavola per la prima colazione. Tutto ciò, invariabilmente e per tutti, indipendentemente o meno dal buon sonno della notte o dall’insonnia patita per lunghe ore.

 

Noi, ospiti privilegiate dell’“Eden”, abbiamo possibilità di pranzo e cena “à la carte”, tra una scelta ampia, (n.d.t. :dietetica) e assai gustosa; a differenza di mia madre cui erano riservati senza possibilità di scelta e variazione, pasti a pietanze predeterminate e cibi selezionati dalla Casa, concepiti più su basi di interesse economico che di soddisfacimento alimentare ed energetico.

 

Un tempo era severamente vietata l’introduzione nelle case anziani di ogni tipo di animali da compagnia mentre oggi, nella mia “casa felice”, convivono tra gli altri ospiti ben 5 cani, 2 gatti, 4 canarini.

Durante il perdurare del suo soggiorno era vietato a mia madre svolgere libere attività di supporto o aiuto agli altri ospiti. Disponeva però di una grande camera personale, linda, soleggiata, ariosa e dotata di ogni confort: un caldo pavimento in parquet e bagno con toilette e doccia. Un ampio balcone con buona esposizione era il completamento di ogni singola camera, ma era vietato ogni apporto, ogni modifica o l’abbellimento con piante e fiori.

 

Va detto che la casa, come la più parte delle case Anziani era molto pulita, ed il personale solerte e gentile, sebbene quasi sempre neutro ed impersonale con gli ospiti ed in ogni incombenza . Su tutto regnava un senso di generale freddezza e rigido distacco.

 

Terminato il pranzo gli ospiti rientravano nei loro alloggi. Nessuna passeggiata, meno che mai condivisa con altri ospiti; nessun tipo d’intrattenimento o di attività ricreativa, e al termine della giornata nessuna possibilità d’un pacifico momento in compagnia, dove poter condividere ancora due chiacchiere davanti ad una calda socializzante tazza di tisana dalla Casa.

 

A mia madre fu persino vietato di raccogliere le more spontanee cresciute al limitare del bosco confinante il giardino di casa anziani e nel lungo periodo si ammalò di depressione finendo come spesso accade agli anziani depressi di dissertare esclusivamente dei suoi acciacchi, delle sofferenze del reclusorio, dei suoi malesseri; e con ciò finì con l’alienarsi ogni simpatia e vide diradarsi le visite dei conoscenti e dei parenti che cominciarono ad evitarla. Sentendosi ancor più sola e abbandonata da tutti, si rivolgeva a me con lunghe e sterili conversazioni telefoniche con ritmi sempre crescenti sino ad arrivare a ben 12 chiamate nell’arco delle 24 ore.

Pensando a tutto questo, contrapposto alla grande libertà e alla tanta autonomia di cui godo oggi, all’insperata possibilità offertami di essere coinvolta nella creazione della quotidianità della Casa, mi sento piena di un’immensa gratitudine nei confronti dell’Istituzione.

 

Da noi non solo non è fatto divieto di abbellire i balconi personali con decorazioni floreali, ma addirittura la pratica è istituzionalizzata e incentivata. Ogni primavera, il Signor Martinov del servizio tecnico di Casa Anziani, organizza visite guidate presso un centro di giardinaggio, dove ciascuno di noi ha la possibilità di scegliere liberamente ogni tipo di fiore o pianta da balcone, tra una grande varietà di tipologie botaniche ed il tutto a carico dell’economato della casa Anziani.

 

E’ poi sempre il caro Signor Martinov che si fa carico poi di assecondare i desideri di tutti, seminando, trapiantando o rinvasando i nostri fiori o le nostre amate pianticelle.

Il Signor Lucic, altro responsabile del servizio tecnico, non solo ci permette di seminare fiori ma anche di coglierli a piacer nostro per abbellire e decorare le nostre camere.

Su ogni tavolo in sala pranzo di casa anziani non mancano mai fiori freschi, perché come dice l’adagio antico, “anche l’occhio vuol bene la sua parte”.

 

La Signora Mancuso del servizio alberghiero è per certo una vera artista e come d’incanto è in grado di trasformare la quotidianità della casa con un meravigliosa e sempre nuova ambientazione pasquale o natalizia o d’allegra atmosfera di festa a seconda delle necessità. Come coreografia non mancano animali vivi (ad esempio, galline per le uova pasquali) ed i bimbi dei dipendenti partecipano alle feste con allegri travestimenti da putti ed angioletti.

 

Per la ricorrenza di Halloween, anche folletti travestiti trovano posto accanto alle numerose zucche preparate ed intarsiate.

Da fuori la Casa da spettacolo con il viale d’accesso ombreggiato e contornato da alberi secolari ben curati mischiati sapientemente a siepi fiorite e multicolori. Dalle balconate esposte a nord, lasciano mollemente cadere i loro rami gerani rigogliosi e grassi. Nelle estati, quando ognuno preferisce l’ombra e la frescura, si trova riparo sotto rami fronzuti tra tavoli e panche cui è facile il chiacchiericcio generale e la grande socializzazione. Il luogo ha un angolo bar per ogni genere di bibita pertinente e dissetante e dispone di una piccola sala ricreativa e giochi in cui i nipotini in visita possono dar sfogo per la felicità dei nonni ad ogni loro giusta esuberanza.

 

A cadenza quindicinale si autoconvoca sia il “Consiglio degli ospiti “, sia la specifica “Commissione menù”. Ogni ospite è espressamente invitato tanto alla partecipazione, quanto e soprattutto alla formulazione pubblica di lagnanze, critiche e proposte. Ogni decisione assembleare viene presa a maggioranza solo dopo ampio dibattito collettivo con i più diretti interessati. Nella “Commissione menù”, invece si dibatte di dieta, di gusto, di piacer della cucina e si prendono in considerazione correttivi dei sapori della Casa, anche perché tra gli ospiti molti sono stati cuochi/e professionali o amatoriali e molti ambirebbero mettersi nuovamente tra i fornelli ed in ciò, in Casa Anziani è data loro ampia disponibilità . Apparentemente oziose ma formative e di pratica utilità, le lunghe discussioni sui sapori da ritrovarsi come un tempo in cucina trovano sulla tavola d’ogni giorno il loro miglior compimento.

 

Va detto che in ogni commissione vi è un rappresentante ufficiale di Casa Anziani, che informa sempre di ciò che ai piani alti direzionali si sta per deliberare, chiedendo votazione con pubblico dibattito , adesione o rifiuto, che di norma appare vincolante.

I terapisti si fanno carico di incoraggiare i rapporti interpersonali dei nuovi arrivati, sollecitandoli ad invitare i vicini di stanza e facendosi parte in causa nell’ allestimento e trasformazione del salottino di camera del nuovo ospite, in una accogliente e calda saletta da tè, procurando un tavolino, una candida tovaglia ricamata ed un servizio inappuntabile in buona porcellana.

 

E’ essenzialmente l’essere parte attiva attraverso ruoli che ogni nuovo arrivo di Casa Anziani riesce in genere ad integrarsi facilmente e stabilmente, abbandonando lo scoramento della solitudine e il mulinare di pensieri negativi tipici delle istituzioni semi-forzose o di necessità.

 

Il ruolo di “anfitrione di camera” è alla portata e liberalità di ogni ospite consolidato che può instaurare libere relazioni umane e intellettuali organizzando in proprio e nel proprio spazio abitativo, incontri per aperitivi, da tè, con torte e pasticcini realizzati utilizzando, per chi può e sa, le cucine della struttura. In questo modo ed in questa atmosfera di accoglienza nasce facilmente una intimità diversa e propositiva, ancor più qualora poi l’ospitalità sia estesa ai visitatori e ad estranei.

 

Sull’altro versante, tanto la direzione quanto l’intero team terapeutico ed assistenziale, si impegnano oltre misura al fine di eliminare le “3 sofferenze” classiche di ogni struttura senescenziale, vale a dire: solitudine, noia ed accanimento assistenziale.

 

Al personale d’ogni livello sono forniti stimoli ed incentivazioni anche economiche e di pari passo, l’insegnamento e la formazione sono continuative e periodiche. L’imperativo di tutti è primariamente l’essere sensibili ai bisogni umani e psicologici di ogni singolo ospite. Nessuno è o deve apparire neutrale o estraneo alla casa e alla cura dei suoi abitanti e persino il personale alberghiero e delle pulizie è autorizzato ed incentivato a stabilire rapporti di umana solidarietà e amicizia, non facendo mancare agli ospiti, oltre la cortesia d’ufficio, parole ed atteggiamenti di aiuto e conforto.

 

Alcuni abitanti di Casa Anziani, svolgono ancora libere attività nel tempo libero. Ad esempio, il signor M. registra filmati e invia commenti e foto al giornale locale come giornalista corrispondente dalla “Casa Beugi”. La Signora T., pittrice dilettante di buon livello, dipinge ogni giorno e abbellisce con i suoi lavori accettati, i muri ancor muti della “Beugi”. Di recente a cura della Direzione, ha potuto esporre le sue opere in una mostra personale allestita in una Casa Anziani gemellata e diversa dalla nostra e oltre al successo di critica ha vissuto con enorme soddisfazione ed emozione, la vendita al pubblico di non poche delle sue opere. Ovvio che alla base di questo innegabile successo abbia potuto contare sull’aiuto fornito da alcuni collaboratori posti a servizio delle sue necessità dalla direzione della casa e dal suo servizio di assistenza tecnica: falegnami, manovali, autisti, scenografo, ecc.

 

Purtroppo sono ancora pochi tra gli ospiti coloro che hanno un vero e proprio passatempo costruttivo in quanto quasi tutti prima del “ritiro” avevano una vita attiva e piena di incombenze, al punto che dal loro ingresso in casa anziani si sentono spaesati ed inutili se non trovano una incombenza qualsiasi, purché lavorativa.

La signora Arnold responsabile dalla lavanderia e la signora Rickenbach responsabile della cucina, come ogni altro responsabile di settore di Casa, incoraggiano tutti a prestare servizio in ogni genere di mansione accessibile, oppure, semplicemente ad assistere alle fasi di lavorazione al fine di imparare nuove cose, arti e mestieri mai praticati.

 

Ogni giorno in Casa “Beugi”, si svolgono attività di gruppo, gestite dalla casa e di libero accesso a chiunque tra gli ospiti. Tra le mai finite e sempre diverse attività, possiamo elencare il: club di lettura e discussione della stampa quotidiana nazionale (n.d.t: i giornali sono offerti dalla casa), il club tricot della lavorazione a maglia, il club delle lingue con dissertazioni e dibattiti in francese (o altra lingua) tra i partecipanti, il gruppo di meditazione, il gruppo canoro, ecc, ecc.

 

Ai "gruppi liberi” e creativi si affiancano offerte a base terapeutica con l’istituzione di gruppi di “mantenimento della mobilità motoria e per il rinforzo muscolare” con uso libero della palestra e lezioni mirate ed individuali di ginnastica motoria cui partecipa pure la mascotte di Casa, il sempre allegro barboncino Pippo, che con i suoi salti tra gli ostacoli mantiene l’allegria della combriccola dei ginnici d’epoca.

 

Personalmente devo confessare che amo di più il gruppo di training delle “funzioni cognitive” (n.d.t: stimolo mnemonico), e al momento sono impegnatissima nel seguire un ciclo di lezioni basate sull’ambiente circostante la nostra casa. Compito impegnativo e per nulla facile imparare e memorizzare tutti i toponimi dei paesi rivieraschi del lago di Zurigo e data l’età media di noi partecipanti, il compito si presenta ogni volta arduo e stimolante. Il nostro gruppo della “memoria” trova modo di uscire da uno sterile schematismo mnemonico fatto di nomi e luoghi sconosciuti ai più e di portarci direttamente sul terreno della conoscenza applicata, con, ad esempio, l’organizzazione di una gita nella città storica di Rapperswil, con susseguente gelato offerto gentilmente dalla Direzione. Sempre nel gruppo cognitivo c’è chi dibatte sulla conoscenza dell’araldica e degli stemmi dei Cantoni, ma anche, in parallelo sulle specialità gastronomiche delle regioni svizzere. In questi gruppi di svago e terapia è sufficiente socchiudere gli occhi per gustare con la memoria ritrovata una fetta di buon salame ticinese, una fetta di torta grigionese alle noci, mentre ascoltiamo in sottofondo il cantilenare del buon vecchio: “i ticinesi son bravi soldati”, oppure una antica canzone retica.

 

Spesso nell’auditorium della casa si esibiscono gruppi canori e musicali ma altrettanto sovente vengono organizzate uscite di gruppi organizzati per l’ascolto di concerti in città.

Oltre i concerti e gli spettacoli esterni, sono organizzate gite della durata d’un intero giorno, sparse durante tutto l’anno, con scopi e finalità di volta in volta differenti, come ad esempio: visita ad un viticultore e alla sua cantina, oppure gita su di un lago, oppure ancora alla scoperta di una città come Zurigo e le sue decorazioni del periodo prenatalizio.

 

Infine c’è un gruppo di scambio colloquiale coordinato da una dottoressa formata in psicoterapia, che ci aiuta a favorire e accrescere il nostro sviluppo personale.

 

Il rispetto di ogni spiritualità, culto e ritualità è sovrano, e il personale si fa carico di riservare alle celebrazioni multi religiose, ampi spazi disponibili all’ergonomia delle sedie a rotelle.

Tutto è pubblico nella casa e tutti sono invitati alla partecipazione al fine di mantenere un buon livello critico e intellettivo. Recentemente mi è capitato di essere testimone di una strana discussione mentre ero intenta alla spesa personale in un supermercato della zona di Casa Anziani. Due distinte signore di mezza età discutevano della nuova filosofia gestionale della case “Beugi” e “Am See”, e dei pomeriggi organizzati di ballo tra ospiti anziani di “Am See”:

 

- “…Alla loro età nemmeno si ricorderanno i passi di danza…

- “Mi sembrano pazzi..”

diceva la prima delle due signore.

- “Ballare a certa età è solo ridicolo…”

le faceva seguito l’altra…

 

Io, non riconosciuta come ospite anziana della Beugi, ascoltavo, tacevo e sorridevo, poiché anch’io appartengo alla categoria dei cosiddetti pazzi. Anzi, mi piace sentirmi una “vecchia pazza” che si fa elettrizzare dalla musica e dalla giocondità della vita e pertanto e da tempo partecipo regolarmente al ballo nella casa di cure di “Am See”!

(…)

(n.d.t: … Omissis. dissertazioni ed osservazioni sui singoli ospiti al ballo.)

 

… Io che nel tramonto della mia esistenza, vivo la fortunata coincidenza dell’esperienza nuova di Beugi, ho la certezza vissuta ogni giorno di poter ancora creare la vita a mia dimensione ed in ogni aspettativa, nei soli limiti posti dal mio stato di salute. Sono libera e mi sento libera e rispettata nelle mie scelte: posso dormire a piacimento, rimanere oziosa a riposo nel mio alloggio, ordinare i pasti in camera, nuotare in piscina, rientrare tardi la notte in casa di cure, avere libere frequentazioni. Libera in tutto e al tempo stesso godere di tutte le cure e attenzioni possibili e necessarie.

 

La notte, se insonne, posso trascorrerla in compagnia di altri ospiti al bar notturno della casa o in compagnia delle quattro chiacchiere dell’infermiera di notte. Credetemi, le chiacchiere nella notte, il latte e miele del bar della notte, sono il miglior sostituto di ogni antidepressivo o psicofarmaco di cui si fa largo utilizzo nelle case tradizionali.

 

Chiuderò questo mio disquisire parlando del bagno, ossia del punto d’attrazione e delle “mie meraviglie” di casa Beugi. La Signora Sandberg con la Signora Bischof delle cure, con la collaborazione della Signora Kunfermann del servizio alberghiero con il nostro fattivo contributo pratico e progettuale, hanno creato un locale assolutamente unico e speciale. Il tutto è stato ricavato sostituendo il vecchio locale bagno a piastrelle ceramicate marrone stile anni sessanta, con un’oasi wellness invitante e ben illuminata, con palmizi tanto realistici da sembrare autentici, spiaggia e conchiglie. Il tutto allietato da diffusori in sottofondo di musica rilassante, di luci e cromatismi variabili, di aromi e profumi.

(n.d.t: cromoterapia, musicoterapia, aromaterapia)

 

Ci sarebbe molto altro da dire, ma tutto e molto è ancora in divenire. Al momento in cui scrivo è stato indetto un concorso tra gli ospiti con il compito di ricercare modelli abitativi e stili di vita alternativi adattabili alla/e case anziani da presentare quale proposte per l’imminente congresso “Eden”. Molti i partecipanti, numerose le proposte ma al momento tutto è secretato in attesa del pubblico dibattito…”.

(…).

Carina Panier